IL SORRISO DELLA FELICITA'
Viveva, molto tempo fa, in una lussuosa villa della Palermo "bene", una
donna ricca e vanitosa. Gli agi e i lussi più costosi erano per lei motivo di
vita. Non conosceva altro che danaro, gioielli e vestiti di pregiatissime
stoffe. Finì che un giorno, non avendo più cosa desiderare, s'ammalò di un
grosso male: l'apatia. Non mangiava più, non amava adornarsi come prima soleva
fare, tanto che non uscì più nemmeno di casa; si chiuse in una stanza e non
volle più ricevere nessuno, ad eccezione dei migliori medici specialisti della
città, che la visitarono da capo a piedi, ma... nessuno riuscì a capire quale
fosse il suo vero male o le cause che inducevano la ricca signora a rifiutare
anche la sua immagine riflessa allo specchio. Molti ebbero a dire che per lei
erano morte anche le speranze di guarigione. Nei paesi della provincia si sparse
la voce di quel male che affliggeva la ricca signora.
Un giorno si presentò, davanti al cancello della villa, una vecchietta curva che
si sorreggeva ad un bastone; chiese alla servitù di essere ricevuta dalla
padrona. I maggiordomi si guardarono, curiosi di sapere cosa avrebbe potuto
fare quella vecchietta, decisero di farla entrare, e la condussero nella stanza
dove si trovava la signora. Questa stava seduta in un angolo; a guardarla,
sembrava che stesse specchiandosi e chiedere allo specchio con quegli occhi
dallo sguardo assente, i perché di quella mancata gioia di vivere.
-Mia cara signora lei non ha niente!- Disse la vecchietta, sorridente.
-Dimenticanze! Nient'altro che dimenticanze!
-
Continuò.
-Non s'è accorta, lungo la sua vita che fra tutti gli acquisti: cavalli, auto,
gioielli... ha dimenticato di fare l'acquisto più bello.
-Non è vero! Ho tutto!- Esclamò.
-Quando pare che dalla vita abbiamo avuto tutto- continuò la vecchietta,
-dovremmo, invece, accorgerci di non avere avuto quasi niente!
-Io le dico che a me non manca proprio nulla!- Rispose la ricca signora, mentre
la vecchietta continuava a guardarla con un sorriso sereno.
-Anzi, guardi!- continuò, prendendo una campanella a lei vicino e, movendola due
volte: subito accorse la cameriera; la mosse tre volte e comparve il
maggiordomo.
-Come vede- disse la signora -chiamo, e tutti corrono; persino il giardiniere e
l'autista posso chiamare, sa? Tutti, e tutto!
-Sì?- Rispose la vecchietta -Provi a chiamare, dunque, ciò che le manca: la
felicità! Essa non accorrerà mai, perché è dentro di noi.
La signora suonò, e suonò ancora..., ma, dall'uscio non apparve nessuno; delusa
guardò il maggiordomo, la cameriera che, mortificata, a sua volta, abbassò gli
occhi a terra, poi guardò lei, la vecchietta, e, in quel viso increspato, vide
apparire un sorriso ondulato; solo allora capì quanto di bello era venuta ad
offrirle la vecchietta: un sorriso, un semplice sorriso di felicità.
Rocco